giovedì 17 agosto 2006

Le origini della 2.a guerra mondiale

Le origini della 2.a guerra mondiale -
Una differente prospettiva

Rense.com

08 agosto 2006


Le testimonianze di quattro importanti diplomatici, vicini ad
eventi cruciali:

1. Joseph P. Kennedy, Ambasciatore Usa in Gran Bretagna
durante gli anni immediatamente precedenti la 2.a guerra
mondiale, fu il capostipite della famosa dinastia americana
dei Kennedy. James Forrestal, primo Segretario Usa alla
Difesa (1947-1949), riferisce che Kennedy disse:
"Chamberlain (primo ministro inglese) dichiaro' che i Giudei
americani e del mondo avevano forzato l'Inghilterra alla
guerra". ("The Forrestal Diaries (I Diari di Forrestal)",
ed. Millis, Cassell 1952, pag. 129).

2. Il conte Jerzy Potocki, Ambasciatore polacco a Washington,
invio' un rapporto al ministero degli esteri polacco nel gennaio
1939, autenticato dal prestigioso storico militare inglese e
maggior generale JFC Fuller. A proposito della pubblica
opinione in America l'ambasciatore riferisce: "Prima di tutto
la propaganda qui e' interamente in mani ebree. Tenendo a
mente la ignoranza del pubblico, la propaganda giudea e' così
efficace, che la gente non ha alcuna reale conoscenza del vero
stato della situazione politica in Europa. E' interessante
osservare che, in questa campagna propagandistica elaborata
con grande cura, del tutto nessun riferimento viene fatto alla
Russia sovietica. Se la Russia viene menzionata, il riferimento
avviene in una maniera amichevole e la gente riceve
l'impressione che la Russia sovietica appartenga al gruppo
delle nazioni democratiche. I Giudei sono stati capaci non solo
di impiantare nel Nuovo Mondo un centro pericoloso di
disseminazione di odio e di inimicizia, ma hanno anche avuto
successo nel dividere il mondo in due campi avversi ed inclini
alla guerra. Al Presidente Roosevelt e'stato conferito il potere..
di creare enormi riserve di armamenti per una guerra futura,
verso cui i Giudei si stanno deliberatamente dirigendo."
(Fuller, JFC: "The Decisive Battles of the Western World
(Le decisive battaglie del mondo occidentale)", vol. 3,
pagg. 372-374).

3. Hugh Wilson, Ambasciatore Usa a Berlino sino al 1938,
ossia l'anno precedente lo scoppio della guerra, trovava
che l'anti-Semitismo in Germania fosse "comprensibile".
Cio' perche', prima dell'avvento dei nazisti, "il teatro, la
stampa, la medicina e l'esercizio della avvocatura mostravano
una prevalenza numerica di Giudei. Tra i pochi che avessero
denaro da sfoggiare, una alta percentuale erano ebrei. I capi
del movimento Bolscevico in Russia, movimento
disperatamente temuto in Germania, erano giudei. Si poteva
avvertire il diffondersi di risentimento e di odio."
(Hugh Wilson: "Diplomat between the Wars (Un diplomatico
tra le guerre)", Longmans 1941, citato in Leonard Mosley,
Lindbergh, Hodder 1976).

4. Sir Nevile Henderson, Ambasciatore inglese a Berlino
"aggiunse che l'orientamento ostile in Gran Bretagna (verso
la Germania, Ndt) era l'effetto dell'opera dei Giudei e dei
nemici dei nazisti, che era poi quello che lo stesso Hitler di suo
gia' pensava" (Taylor, AJP: "The Origins of the Second World
War (Le origini della 2.a guerra mondiale)", Penguin 1965,
1987, ecc., pag. 324).


Al termine della 1.a guerra mondiale la Germania fu
essenzialmente truffata [vedi Paul Johnson, "A History of the
Modern World (Una Storia del mondo moderno)", 1983,
pag. 24, e H. Nicholson, "Peacemaking 1919 (Trattative di pace
del 1919)",1933, pagg. 13-16] con la imposizione di massive
riparazioni di guerra alla Francia e ad altri competitori
economici ed in precedenza nazioni belligeranti, secondo i
termini del cosiddetto Trattato di Versailles, dovuto al liberale
Presidente Usa Woodrow Wilson. La Germania fu dichiarata
unica responsabile della guerra, nonostante il fatto che
"la Germania non cospiro' per una guerra in Europa, non la
voleva e fece genuini sforzi, sebbene troppo tardivi, per
scongiurarla." (Professor Sydney B. Fay, "The Origins of the
World War (Le origini della guerra mondiale)", vol. 2,
pag. 552).

Come risultato di queste massive forzose riparazioni
finanziarie, entro il 1923 la situazione in Germania divenne
disperata ed una inflazione su scala astronomica divenne
la sola via di uscita per il governo. Le presse tipografiche
furono impegnate a stampare denaro giorno e notte. Nel 1921
il rapporto di cambio era 75 marchi contro 1 dollaro. Nel 1924
era divenuto circa 5 trilioni (5 mila miliardi, Ndt) di marchi
per 1 dollaro. Questo evento virtualmente distrusse la classe
media tedesca (Koestler, "The God that Failed (Il dio che
cadde)", pag. 28), riducendo tutti i depositi bancari
praticamente a zero.

Secondo Sir Arthur Bryant, storico inglese ("Unfinished
Victory (La vittoria incompleta)", 1940, pagg. 136-144):

"Furono i Giudei, con le loro affiliazioni internazionali e la
loro ereditaria inclinazione per la finanza, i piu' abili ad
afferrare tali opportunita'.. Trassero profitto dalle occasioni
con effetto tale che, ancora nel novembre 1938, dopo 5 anni
di legislazione e di persecuzione anti-Semitica, tuttora
possedevano, secondo il corrispondente a Berlino di
"The Times", qualcosa come un terzo delle proprieta'
immobiliari nel Reich. La gran parte di esse era caduta nelle
loro mani durante la megainflazione.. Ma a coloro che avevano
perso tutti i loro averi tale poco comprensibile trasferimento
di proprieta' sembrava una mostruosa ingiustizia. Dopo
prolungate sofferenze, essi ora erano stati privati degli ultimi
averi. Li videro passare nelle mani di stranieri, molti dei quali
non avevano condiviso i loro sacrifici ed ai quali poco o nulla
importava dei loro modelli e tradizioni nazionali..

I Giudei conseguirono un ruolo dominante prodigioso in
politica, negli affari e nelle professioni, (nonostante
costituissero) meno dell'uno per cento della popolazione..
Le banche, comprese la Banca Centrale - la Reichsbank - e
le grandi banche private, erano praticamente controllate da
loro. Così pure l'attivita' editoriale, il cinema, i teatri ed una
larga parte della stampa - tutti i normali strumenti, in effetti,
tramite i quali viene formata la pubblica opinione in una
nazione civile.. La piu' estesa societa' di giornali della nazione,
con una circolazione giornaliera di quattro milioni di copie,
era un monopolio ebreo.

Ogni anno divenne sempre piu' difficile per un Gentile (un
non ebreo, Ndt) occupare o mantenere un punto di appoggio
in qualsiasi occupazione privilegiata.. In quel periodo non
furono gli "Ariani" ad esercitare la discriminazione razziale.
Era una discriminazione che operava senza violenza fisica.
Esercitata da una minoranza contro una maggioranza. Non ci
fu persecuzione, solo eliminazione.. Era il contrasto tra la
ricchezza raggiunta - e generosamente esibita - da stranieri
dai gusti cosmopoliti e la poverta' e la miseria dei tedeschi di
nascita, che aveva reso l'anti-Semitismo, tanto pericoloso e
turpe, una forza nella nuova Europa. Gli (ex) poveri a dorso
di cavallo raramente sono ben visti, meno di tutti agli occhi di
quelli che essi hanno da poco buttato giu' dalla sella."

In un libro inaspettatamente pubblicato dalla Universita' di
Princeton nel 1984, denominato "Hitler, Germans and the
"Jewish Question" (Hitler, i Tedeschi e la questione ebraica)",
Sarah Gordon essenzialmente conferma quello che Bryant
asserisce. Secondo lei "I Giudei non hanno mai costituito una
larga percentuale della popolazione tedesca totale; mai hanno
superato l'1% della popolazione durante gli anni che vanno dal
1871 al 1933." Ma ella aggiunge "Gli Ebrei erano
sovrarappresentati negli affari, nel commercio, e nei servizi
pubblici e privati.. Erano particolarmente visibili nelle banche
private a Berlino, che nel 1923 aveva 150 banche private
giudee, in confronto a solo 11 banche private non-ebree..
Possedevano il 41% delle aziende che trattavano ferro e
residui ferrosi ed il 57% di quelle che commerciavano gli altri
metalli.. I Giudei erano molto attivi nel mercato azionario,
soprattutto a Berlino, dove nel 1928 contavano l' 80% dei
membri dirigenti della Borsa dei titoli azionari. Durante il
1933, quando i Nazisti cominciarono ad eliminare i Giudei
dalle posizioni preminenti, l' 85% degli intermediari della
Borsa dei titoli azionari di Berlino furono rimossi a causa
della loro "razza".. Almeno un quarto dei professori e degli
istruttori a tempo pieno (nelle universita' tedesche) aveva
origini ebraiche.. Nel 1905-6 gli studenti ebrei costituivano il
25% degli iscritti a Legge e a Medicina.. Nel 1931 il 50% dei
234 direttori di teatro in Germania erano giudei, e a Berlino
il numero assurgeva all' 80%.. Nel 1929 si stimava che il
reddito pro capite degli Ebrei a Berlino fosse due volte quello
degli altri residenti di Berlino.." ecc. ecc.

Arthur Koestler conferma il sovra-coinvolgimento giudeo
nella editoria tedesca. "Quello della Ullstein era una specie
di super-cartello; la maggiore organizzazione del suo genere
in Europa, e probabilmente nel mondo. Pubblicava
quattro quotidiani solo a Berlino, tra i quali la prestigiosa
"Vossische Zeitung", fondata nel 18.mo secolo, e la
"B.Z. am Mittag", quotidiano della sera.. "
Oltre a tali quotidiani, la Ullstein pubblicava piu' di una
dozzina di periodici tra settimanali e mensili, conduceva la
propria agenzia giornalistica, la propria agenzia di viaggi, ecc.,
ed era una delle primarie case editrici di libri. La ditta era di
proprieta' dei fratelli Ullstein - essi erano cinque, come i
capostipite fratelli Rothschild ed, ancora come loro, erano
giudei." ("The God that Failed (Il dio che cadde)", 1950,
ed. RHS Crossman, pag. 31).

Edgar Mowrer, corrispondente a Berlino per il "Chicago
Daily News", scrisse un opuscolo anti-tedesco, denominato
"Germany Puts the Clock Back (La Germania regola l'orologio
all'indietro)" (pubblicato come uno"Speciale della Penguin" e
ristampato cinque volte tra il dicembre 1937 e l'aprile 1938).
Tuttavia egli riporta che "In tutta la piu' importante
amministrazione della Prussia ogni posizione strategica e'
caduta nelle mani degli Ebrei.. Una conversazione telefonica
che intercorra fra tre Giudei negli uffici ministeriali potrebbe
comportare la sospensione di ogni periodico o quotidiano nello
stato.. I Giudei sono arrivati in Germania a rivestire nella
politica e nella amministrazione pubblica quello stesso
considerevole ruolo che avevano in precedenza acquisito, a
seguito di aperta competizione, negli affari, nel commercio,
nelle attivita' bancarie, nella stampa, nelle arti, nelle scienze
e nella vita intellettuale e culturale della nazione. Ed in tal
modo e' stata rinforzata l' impressione che la Germania, una
nazione con una propria missione, sia caduta in mani
straniere."

Mowrer riporta che "Nessuno che abbia vissuto il periodo
dal 1919 al 1926 verosimilmente puo' dimenticare la
promiscuita' sessuale che imperava.. Da un capo all'altro di
una citta' come Berlino, hotel e pensioni guadagnarono vaste
fortune noleggiando stanze a tariffa oraria o giornaliera ad
ospiti senza bagaglio e non registrati. Centinaia di cabaret,
ritrovi di piacere e consimili si prestavano allo scopo di
conoscere gente e sollevare l'umore".. (pagg. 153-4).
Bryant descrive folle di prostitute bambine all'esterno delle
porte di hotel e ristoranti della grande Berlino. Egli aggiunge
che "La maggior parte di essi (night-club e ritrovi del vizio)
erano posseduti e gestiti da Giudei. E furono gli Ebrei..
ad essere ricordati tra i promotori di questo commercio negli
anni successivi." (pagg. 144-5).

Douglas Reed, prima della 2.a guerra mondiale capo
corrispondente dal Centro Europa per il londinese
"The Times", era sentitamente anti-tedesco ed anti-Hitler.
Tuttavia riporto': "Guardavo le Camicie Brune andare di
negozio in negozio con barattoli di pittura e dipingere sulle
vetrine la parola "Giudeo", in gocciolanti lettere rosse.
Il Kurfürstendamm (un grande viale di Berlino, Ndt) fu per
me una rivelazione. Sapevo che i Giudei occupavano un ruolo
di rilievo nel mondo degli affari, ma ignoravo che avessero
quasi monopolizzato importanti settori di esso. La Germania
contava un ebreo per ogni cento non ebrei, asserivano i
censimenti; ma l'elegante Kurfürstendamm, in base alle
scritte rosse gocciolanti, aveva circa 1 negozio gentile per 99
negozi ebrei." (Reed, "Insanity Fair (Fiera della follia)", 1938,
pagg. 152-3). Nel libro di Reed "Disgrace Abounding
(Abbondanza di disonore)" dell'anno seguente egli scrive:
"A Berlino (negli anni precedenti ad Hitler) la maggior parte
dei teatri erano posseduti da Giudei o affittati a Giudei, la
maggior parte dei piu' noti attori di cinema e di teatro erano
giudei, le opere rappresentate erano spesso di autori ebrei
tedeschi, austriaci o ungheresi, ed erano realizzate da giudei
produttori di film, applaudite da critici drammatici giudei su
giornali giudei.. I Giudei non sono piu' ingegnosi dei Gentili, se
per ingegnoso intendete capace nel proprio lavoro.
Essi spietatamente sfruttano il comune sentire degli Ebrei,
dapprima per conquistare un punto d'appoggio in un
particolare commercio o occupazione, poi per spingere di
forza i non-Ebrei fuori di esso.. Non e' vero che i Giudei siano
migliori giornalisti che i Gentili. Semplicemente occupavano
tutti i posti in quei giornali di Berlino, perche' i proprietari e
gli editori erano giudei", (pagg. 238-9).

Lo scrittore ebreo Edwin Black nota: "Per esempio, nella
sola Berlino, circa il 75% dei procuratori e pressappoco
altrettanti dei medici erano giudei." (Black, "The Transfer
Agreement (L'accordo per il Trasferimento)", 1984, pag. 58).

Per riassumere e concludere tutto, i Giudei erano percepiti
come pericolosi nemici della Germania dopo che Samuel
Untermeyer, il leader della Federazione mondiale giudea di
Economia, dichiaro' guerra alla Germania il 6 agosto 1933.
(Edwin Black, "The Transfer Agreement: the Untold Story
of the Secret Pact between the Third Reich and Palestine
(L'accordo per il Trasferimento: la storia taciuta del patto
segreto tra il 3.o Reich e la Palestina)", 1984, pagg. 272-277).
Secondo Black, "L'uomo che piu' di tutti impersono' il
potenziale colpo mortale alla Germania fu Samuel
Untermeyer" (pag. 369).
Questa dichiarazione costitui' il culmine di un boicottaggio
esteso per il mondo intero delle merci tedesche, guidato dalle
organizzazioni internazionali giudee. Il londinese "Daily
Express" il 24 marzo 1933 presento' il titolo "I Giudei
dichiarano guerra alla Germania". Il boicottaggio fu in modo
particolare motivato dalla imposizione tedesca delle Leggi di
Norimberga, che ironicamente erano simili per intento e
contenuti allo esclusivismo culturale ebreo, praticato così
platealmente in Israele al giorno d'oggi (Hannah Arendt,
"Eichmann in Jerusalem", pag. 7).

Hitler intendeva distruggere il Comunismo, una circostanza
che gli guadagno' l' immenso odio ed ostilita' delle
organizzazioni giudee e dei media e dei politici occidentali,
che esse potevano influenzare. Dopo tutto, secondo lo scrittore
giudeo Chaim Bermant, quantunque gli Ebrei formassero
meno del cinque per cento della popolazione russa,
costituivano piu' del cinquanta per cento dei suoi rivoluzionari.

Deve essere precisato che la maggior parte dei capi
rivoluzionari, che misero a soqquadro l'Europa negli ultimi
decenni del secolo scorso e nei primi decenni di quello attuale,
provenivano da prospere famiglie giudee.. Essi forse furono
simbolizzati dal padre della rivoluzione, Carlo Marx.. Così,
quando, dopo il caos della 1.a Guerra Mondiale, rivoluzioni
scoppiarono per tutta l'Europa, Giudei erano dappertutto al
timone: Trotsky, Sverdlov, Kamenev e Zinoviev in Russia,
Bela Kun in Ungheria, Kurt Eisner in Baviera e, la piu'
improbabile di tutti, Rosa Luxemburg a Berlino.

"A molti osservatori esterni la rivoluzione Russa apparve
come un complotto giudeo, specialmente quando essa fu
seguita da scoppi rivoluzionari a guida ebrea nella maggior
parte della Europa Centrale. La dirigenza del Partito
Bolscevico presentava una prevalenza numerica di Giudei..
Dei sette membri del Politburo, il piu' esclusivo circolo politico
della nazione, quattro, e cioe' Trotsky (Bronstein), Zinoviev
(Radomsky), Kamenev (Rosenfeld) e Sverdlov, erano giudei."

Chaim Bermant, "The Jews (I Giudei)", 1977, capitolo 8.

Hitler arrivo' al potere con due obiettivi principali: la
correzione degli ingiusti risarcimenti previsti dal Trattato di
Versailles e la eliminazione della minaccia sovietico-comunista
alla Germania. Non aveva piani o desiderio di una piu' estesa
guerra di conquista, come ha dimostrato il professor
AJP Taylor nel suo libro "The Origins of the Second World
War (Le Origini della Seconda Guerra Mondiale)", provocando
disappunto allo apparato dei politici di professione occidentali.
Quel che avvenne in Europa nel periodo 1939-41 fu il risultato
di debolezze impreviste e di lievi, ma decisive spinte sulla
bilancia della forza, mentre Hitler fu un opportunista "che
sfrutto' le occasioni vantaggiose ogni volta che gli si offrirono"
(Taylor). Furono la Gran Bretagna e la Francia a dichiarare
guerra alla Germania, non il contrario. Hitler voleva
mantenere la pace con la Gran Bretagna, come i generali
tedeschi riconobbero (Basil Liddell Hart, "The Other Side of
the Hill (L'altro lato della collina)", 1948, Pan Books 1983) in
riferimento al cosiddetto "Ordine di fermarsi" a Dunkerque,
dove Hitler ebbe l'opportunita' di catturare l'intero esercito
inglese, ma scelse di non farlo. Liddell Hart, uno dei piu'
rispettati storici militari inglesi, cita il generale tedesco von
Blumentritt in merito a questo "Ordine di fermarsi":

"Allora egli (Hitler) ci stupì, parlando con ammirazione dello
Impero Britannico, della necessita' della sua esistenza, e della
civilizzazione che la Gran Bretagna aveva portato nel mondo.
Sottolineo', con una scrollata di spalle, che la creazione del suo
Impero era stata conseguita con mezzi che erano stati spesso
violenti, ma che "dove si sta piallando, ci sono trucioli per aria".
Paragono' l'Impero Britannico alla Chiesa Cattolica, dicendo
che erano entrambi essenziali elementi di stabilita' nel mondo.
Aggiunse che tutto quello che voleva dalla Gran Bretagna
era che essa riconoscesse la supremazia della Germania sul
Continente. Il recupero delle colonie della Germania sarebbe
stato desiderabile, ma non essenziale, ed egli avrebbe persino
offerto di sostenere la Gran Bretagna con truppe, se essa fosse
stata coinvolta in difficolta' in qualunque luogo.." (pag. 200).

Secondo Liddell Hart: "A quel tempo credemmo che la
riluttanza della aviazione militare tedesca - Luftwaffe - alla
"Battaglia nei cieli della Gran Bretagna" avesse salvato
l'Inghilterra. Ma questa e' solo una parte della spiegazione,
l'ultima parte di essa. La causa originale, che va molto piu' in
profondita', e' che Hitler non voleva conquistare l'Inghilterra.
Mise poco interesse nei preparativi per l'invasione, e per
settimane non fece nulla per stimolarli; a quel punto, dopo
un impulso di breve durata ad invadere, cambio' rotta di
nuovo e sospese i preparativi. Invece si stava preparando
ad invadere la Russia." (pag. 140)

David Irving nella prefazione del suo libro "The Warpath
(Il percorso verso la guerra)" (1978) fa riferimento a
"la scoperta.. che in nessun momento questo uomo (Hitler)
pose, o intendeva porre, una effettiva minaccia alla Gran
Bretagna o all'Impero."

Cio' conferisce un carattere completamente differente
non solo alla guerra, ma anche alla riuscita soppressione di
tali informazioni durante la guerra e dopo di essa. Gli storici
oggi conoscono troppo bene solo dove siano situati i confini
entro cui sono autorizzati a realizzare le loro descrizioni della
guerra e dei suoi spiacevoli effetti, e le conseguenze di
avventurarsi oltre quei confini, che non rispettano l'evidenza.
Sfortunatamente solo troppo pochi di loro sono stati preparati
ad avere il coraggio di strappare questa spaventosa camicia
di forza di censura ufficiale e non ufficiale.


Questo articolo e'stato pubblicato senza firma dal sito
Rense.com, forse intendendolo come un editoriale.

Questa circostanza potrebbe rappresentare anche una
misura
di cautela, vista la delicatezza della materia.
Interpretiamo, quindi, le circostanze riferite come spunti,
da cui partire per
doverosi approfondimenti.

http://www.rense.com/general73/ddif.htm


Traduzione di Francesco Caselli

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