domenica 19 novembre 2006

Suonate l'allarme – La Nato verso lo scioglimento

Edward Lucas

17 novembre 2006


Il compito della Nato, secondo un classico detto della
guerra fredda, era "mantenere gli Statunitensi dentro,
i Tedeschi sottomessi, ed i Russi esclusi". Mentre la
Alleanza Atlantica si prepara a riunirsi a Riga per il
piu' misero incontro al vertice nella sua storia, essa
sta perdendo su tutti e tre i fronti.

I legami tra Usa ed Europa non sono stati mai piu' deboli
di oggi. La "vecchia Europa", come Donald Rumsfeld l'ha
definita, ha detestato la guerra in Iraq. Il "fiasco"
conseguito dalla occupazione guidata dagli Usa in quella
nazione giustifica quelli, quali il presidente francese
Jacques Chirac, che non vogliono alcuna parte in qualsiasi
sistemazione geopolitica che riguardi gli Usa.

A somiglianza del governo di Tony Blair, i leali stati
ex-comunisti della "Nuova Europa" sono stati scottati
dalla loro posizione pro-Usa. Questi nuovi membri della
Nato hanno coraggiosamente mandato truppe in Iraq ed in
Afghanistan – ma non hanno ricevuto nulla in cambio.
Un politico di lunga data di una nazione est-europea
conosciuta per il suo Atlantismo afferma in modo
esplicito: "Sino a questo momento questa
amministrazione non ha voluto alleati. Essa non ha
fornito assistenza e non ha ascoltato pareri."

Il comportamento maldestro degli Usa e la diffidenza
Europea creano un circolo vizioso. La Casa Bianca vede
la maggior parte delle nazioni Nato deboli e timide,
ritiene che spendano troppo poco per la difesa e che
non vogliano mettere a rischio truppe e materiale
neanche dove e' importante farlo. In Afghanistan il
largo contingente della Germania agisce come se fossero
vigili urbani ed operatori sociali: il loro governo
vieta ad essi di combattere i Talebani; i loro tentativi
di addestrare la polizia Afghana sono risultati
disastrosamente inefficaci. Da parte loro le altre
nazioni Nato considerano gli Usa prepotenti e
avventati.

Il solo risultato e' che la Nato fatica ad operare
fuori dell' Europa, in luoghi quali il Darfur, dove
serve con urgenza un intervento militare robusto.
La contrapposizione dei pareri ha anche fatto fallire
il tentativo della Nato di rendere la sua tanto
propagandata forza di reazione operativa in tempo per
il summit imminente.

Peggio ancora, il grande progetto di espandere la Nato
si e' fermato. Questo sara' il primo summit dal collasso
del comunismo che non emettera' alcun nuovo invito alla
adesione. Questa e' una tragedia. L'allargamento della
Nato ha rinforzato la liberta' e radicato la democrazia
per tutto il continente. Il summit nella capitale Lettone
costituisce un potente promemoria: senza la adesione alla
Nato, che essi conseguirono nel 2004, gli indifesi Stati
Baltici avrebbero rappresentato una pericolosa terra di
nessuno per quanto riguarda la sicurezza. Ora essi
contribuiscono alla Nato – con un numero simbolico di
militari, e vitali servizi di informazioni elettronici
ed umani – e sono ancorati all'Occidente.

Il successo conseguito dallo allargamento ha dimostrato
sbagliate le ammonizioni della Russia, che prediceva la
rovina. Ma il Cremlino ha ora conseguito qualcosa che gli
sfuggiva dalla fine della guerra fredda: un veto alla
espansione Nato. In Ucraina il partito pro-Russia al
governo, che ha sconfitto i partiti pro-Occidente
(tuttavia profondamente corrotti ed incompetenti) della
"Rivoluzione Arancione" del 2004, ha apertamente
dichiarato che non ha alcun interesse ad aderire alla
alleanza.

Cio', come si puo' dimostrare, e' una questione che
riguarda l' Ucraina, sebbene la pubblica opinione sia
stata invelenita contro la Nato dalla propaganda, che la
ritraeva come una cupola di guerrafondai, piuttosto
che un' alleanza di democrazie di successo e prospere.

Molto peggiore e' il caso della Georgia, caratterizzata
da rapide riforme, ardentemente pro-Occidente, e situata
in modo cruciale agli incroci tra Europa ed Asia. Essa e'
smaniosa di aderire. Ma Francia, Grecia ed altre nazioni
pro-Russia dicono di no. Esse accettano integralmente la
pretestuosa argomentazione del Cremlino che esso sente
che la sua sfera di influenza viene violata. Esse non si
chiedono mai perche' gli stati piu' vicini alla Russia
trovino il suo abbraccio tanto soffocante.

La Georgia e' stata abbandonata anche dal suo principale
alleato, gli Usa, perche' essi sono alla disperata ricerca
dell' aiuto del Cremlino contro Iran e Corea del Nord.
Gli Usa non hanno difeso la Georgia da una risoluzione
critica presso l' ONU ed hanno fatto cadere tutte le
obiezioni in merito alla adesione, a lungo bramata dalla
Russia, alla World Trade Organisation.

Mentre il potere degli Usa ha fatto passi indietro,
quello della Russia e' cresciuto. La Russia non solo
fornisce un quarto del gas all' Europa. Il monopolio
del Cremlino sui gasdotti per l' esportazione ha anche
creato una morsa sulle forniture dall' Asia Centrale
verso l' Europa orientale e centrale. Con il petrolio,
le consegne tramite petroliera possono sostituire gli
oleodotti. Con il gas, un gasdotto crea una dipendenza
a lungo termine.

L'arma del gas Russo si sta dimostrando un mezzo molto
piu' potente per sovvertire l' Europa che non il
comunismo o l'Armata Rossa. Poco trasparenti societa'
di intermediazione elargiscono molto denaro a politici,
partiti e funzionari pubblici, che favoriscono la linea
di condotta del Cremlino. Gerhard Schröder, che nella
veste di cancelliere di Germania si compiacque di essere
il miglior amico di Vladimir Putin in Europa, ora dirige –
senza dubbio per i piu' onorevoli motivi – la societa'
che sta costruendo un gasdotto sul fondo del mar
Baltico, per collegare Germania e Russia.

La Germania potrebbe tentare di ottenere gas altrove,
se costruisse terminali per gas naturale liquefatto.
Invece sta aumentando la dipendenza dallo autoritario e
cleptocratico regime al potere in Russia. "Noi siamo
quelli che non-hanno, e loro sono quelli che hanno," ha
detto uno scoraggiato funzionario di massimo livello
del ministero degli Esteri ai perplessi visitatori
inglesi la settimana scorsa.

Questa situazione sta anche rendendo le nazioni vicine,
come la Polonia, ancora piu' vulnerabili al ricatto del
Cremlino. Quando il gasdotto del Baltico sara' terminato,
la Russia potra' rifornire le nazioni ad essa amiche, e
nel frattempo tenere a secco quelle avversarie.
La Polonia, insieme agli Stati Baltici, sta cercando
freneticamente di diversificare le fonti di rifornimento.
Ma i progressi sono dolorosamente lenti.

I governanti Polacchi, impacciati, ma sinceri conservatori,
di recente hanno suggerito la costituzione di una
"Nato dell'Energia", per contrastare il potere Russo.
E' stato loro riso in faccia. Nessun piano contenente la
parola "Nato" nel nome avra' successo in Europa al
presente, e' stato loro detto. Un altro piano europeo di
importanza vitale, il gasdotto "Nabucco" (NdT. n°1)
attraverso i Balcani, e' bloccato, a causa della resistenza
passiva dei governi pro-Russia, in nazioni quali Ungheria
e Bulgaria.

Gli allarmi dovrebbero essere squillanti. Invece suonano
a basso volume. I consulenti della Nato questa settimana
hanno messo in guardia l'Alleanza che il prossimo
espediente della Russia potrebbe essere la costituzione
di un cartello a tipo Opec, insieme ad altri fornitori di
gas, tra cui Algeria, Libia ed Iran. Ma a tale ammonizione
non e' stato riconosciuto rilievo a Bruxelles e a Mosca.

Sicche' i Russi sono in arrivo, i Tedeschi sono in crescita,
e gli Statunitensi se ne vanno. Ogni nazione cerca il
migliore contratto possibile, a detrimento dei suoi vicini.
La sicurezza collettiva e' altrettanto seriamente necessaria
quanto lo era durante la Guerra Fredda.
Ma la Nato non puo' fornirla oltre.


Edward Lucas

# Edward Lucas e' corrispondente di 'The Economist'
per l'Europa centrale ed orientale

http://www.telegraph.co.uk/opinion/main.jhtmlxml=/
opinion/2006/11/17/do1702.xml&sSheet=/opinion/2006/11/17/
ixopinion.html


Nota del Traduttore

1) Il "Nabucco" e' un progettato condotto di gas naturale,
per il trasporto dalla Turchia all'Austria, via Bulgaria,
Romania ed Ungheria. Alcuni considerano tale gasdotto
come una deviazione dai correnti metodi di importazione
di gas naturale esclusivamente dalla Russia.
(da Wikipedia di lingua inglese)


Traduzione di Francesco Caselli

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